FOCUAMMARI

Kaufbeuren, 30 Giugno 2018

Sabato, 30 Giugno 2018, in occasione del suo 30° Anniversario di Fondazione, il Gruppo Folclorico Folk-ACLI ha presentato nella bella e capiente Sala Comunale di Kaufbeuren, il Concerto-Musical  FOCUAMMARI.

Un acquerello siciliano, in due atti, con musica dal vivo (fisarmonica, chitarre, flauti, clarinetto, violino, percussioni), coreografie, danze e costumi tradizionali per un quadro di intense emozioni. I canti,  in dialetto siciliano, sono stati  commentati dal Comm. Carmine Macaluso, Presidente delle ACLI Baviera, che ha facilitato così la comprensione al numeroso pubblico italiano e tedesco.

La vicenda si svolge in un paesino di pescatori e contadini che, nella stagione della vendemmia, sono impegnati nel lavoro nei campi e, nel rimanente tempo, nella pesca. Protagonisti  due giovani innamorati, confrontati con il loro futuro, con i loro sentimenti, e con gli sbarchi, lungo la costa, di  profughi.

A chi scrive per la prima volta  in visita alla città di Kaufbeuren attraversando il Crescentia Brücke, sul fiume Wertach, sono venuti  in mente  gli sbarchi lungo la costa di profughi nelle acque del Mediterraneo.

All'inizio dello spettacolo il Presidente Macaluso, dopo aver dato il benvenuto ai presenti, tra i quali: il Parroco della Chiesa del Sacro Cuore di Gesù di Kaufbeuren-Neugablonz , Padre  Thomas Hagen; il Presidente del Circolo Acli di Kempten, Rag. Paolo Franco e il Rettore delle Missioni di Augsburg e Kempten, nonché Consigliere Spirituale delle ACLI, Padre Bruno Zuchowski; ha presentato brevemente il gruppo Folk-ACLI, narrando che, nel corso degli anni, ci sono stati anche 5 matrimoni tra i componenti della formazione, segno tangibile di una sempre maggiore coesione,  socializzazione, vitalità del gruppo.

Quindi ha commentato – nel suo consueto modo coinvolgente – i vari momenti dello spettacolo:

Sugnu furasteru, Vindigna, Corvu di ferru, Batiota, Si l’acqua di lu Strittu, Quannu viru a tia, Friscura, Dicinu ca’, dicinu ca’, Sciuscia e va,  A notti di  San Lorenzu, Jucannu jucannu, Cu ti lu dissi (moru, moru), Chianciunu sti occhi mei, Tarantella cantata,  Iu sugnu nenti, Serenata siciliana, Barbablù, Semu tutti emigranti, la spiranza.

Nel travolgente racconto sempre presente l'enigmatica  figura di Barbablù  strano, multiforme, personaggio  pazzo, sognatore, visionario, veggente.

Durante l'esecuzione di un  brano anche gli spettatori sono stati invitati a eseguire gesti e a battere le mani ritmicamente e ad accompagnare il ballo durante il ritornello, al suono del clarinetto.

Prima dell'esecuzione dei brani finali, Macaluso ha invitato tutti i componenti  del Folk-ACLI e poi anche tutti gli spettatori a gridare ripetutamente  in coro: Siamo tutti migranti!

Tutti hanno cantato, anche gli spettatori di lingua  tedesca! Questa è vera integrazione, un vero incontro di popoli.

In due esecuzioni di bis finali, è stato invitato ad aggiungersi al gruppo un giovanissimo strumentista italiano che ha suonato con un tradizionale strumento mediterraneo.  Il giovane è stato immediatamente  scritturato e inserito ufficialmente  nel gruppo. 

All'uscita i numerosi presenti hanno donato un'offerta libera, o acquistato un CD con musiche del gruppo Folk-ACLI (prodotto con la collaborazione del Rotary Club Kaufbeuren Ostallgäu)  dal titolo: Di noi le terre.

A questo proposito il sottoscritto  riporta un  aneddoto, tocco di pennello personale all'acquerello siciliano,  ma anche storia vera.

Io provengo da Padova, definita la Città del Santo: Sant'Antonio, nato in realtà a Coimbra nel 1195. Quindi Portoghese.  Documentano le Cronache che il frate,  di nome  Fernando,  entrato nell'ordine dei Domenicani a Coimbra, maturò la decisione di diventare Missionario in Africa. Cambiò quindi ordine religioso e partì con una nave alla volta dell'Africa.  Ma, quasi arrivato le vie del Signore non sono le nostre vie e non sono neppure le nostre acque,  e con le imbarcazioni insicure del tempo, la nave con cui era partito, naufragò. Frate Antonio, con qualche altro superstite, si salvò e arrivò stremato su una spiaggia siciliana. Da lì poi risalì verso l'Italia del Nord e si incontrò con Francesco d'Assisi, che lo nomino predicatore ufficiale dei Frati Minori. Successivamente Frate Antonio si stabilì  per il resto della sua vita a Padova.

Allora  abbiamo  un illustre santo predecessore profugo, arrivato fortunosamente dall'Africa,  come oggi molti africani che sbarcano  a Lampedusa o in altre località delle coste siciliane.

Fernando Antonio,  Portoghese dovette imparare l'italiano del tempo; noi emigrati, provenienti da tante regioni italiane, abbiamo dovuto imparato il tedesco. Adesso fratelli profughi, provenienti dall'Africa o dal Medio Oriente, sbarcano sulle nostre coste siciliane, arrivano in precarie condizioni e devono imparare italiano. La storia si ripete! Cristiani, Aclisti,  Tutti noi siamo profughi, stranieri. Dunque: accogliamo questi nostri fratelli!

Paolo Franco

Un sentito ringraziamento all'amico Paolo Franco e ai cari Amici del Folk-ACLI per questo prezioso contributo. Un'altra cosa, rifacendomi al racconto su S. Antonio: Anche io mi chiamo – indegnamente – Fernando Antonio, per una serie di fortuite coincidenze... ma questa è un'altra storia!

Fernando A. Grasso

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