Undici settembre 2001

 

Incomincia a New York un giorno come un altro,

ma pietrificati cuori preparan il disastro.

Ignara tanta gente si reca a lavorar

in cima a quelle torri che i1 sole sta a scaldar.

 

Da Boston due aerei s'innalzano in ciel a volar,

segnato è il loro destino, perché l'odio è a pilotar. Sgomento, dal volo in terra qualcuna ha segnalato

ed in cima ad una torre un aereo si è schiantato.

Un tragico incidente sembra agli occhi della gente

e mentre osserva sbalordita, la gemella vien colpita.

 

È un inferno a cielo aperto, tante vittime innocenti

come può quest'odio cieco offuscare delle menti?

Son minuti trepidanti, è i1 panico della gente

gridando: aiuto, aiuto! si lanceranno nel vuoto.

 

Increduli nel vedere quell'orrendo fatto,

l'emblema del potere consumava la disfatta,

poi, un polverone  immenso, migliaia di vite umane

un cumulo di macerie, è lo spettro che rimane.

 

L'America è in lutto, l'orgoglio lor distrutto,

ma su questo male il mondo è solidale.

No al terrorismo, no a chi fa del male,

sia una regola di vita, per tutti tale e quale.

 

Prevalga la giustizia, fonte di dignità

mai più di queste offese, mai più tal crudeltà.

Un invito alla ragione, ad una mano tesa,

ricordando sempre quell'undici settembre.

                                                 Giuseppe Rende, Karlsfeld

     Poesia popolare (dal Corriere d'Italia, 22/09/2001)

All'indomani  di quel terribile evento così scriveva

il Cav. Giuseppe Rende, Presidente Emerito delle ACLI Baviera...