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To: "Comites Monaco di Baviera" <Fernando.Grasso@t-online.de>

Sent: Sunday, July 31, 2011 10:50 PM

Subject: Discorso del presidente del Comites per la riapertura della Cappella Italiana di Dachau


Venerdì 29 luglio è stata riaperta al pubblico la Cappella Votiva
"Regina Pacis" sul colle del Leitenberg a Dachau, al termine di
importanti lavori di restauro voluti dal Ministero della Difesa –
Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti in Guerra e realizzati
in collaborazione col Consolato Generale di Monaco di Baviera.

Numerose le autorità e le personalità presenti: il Sen. Carlo Giovanardi
(Sottosegretario di Stato alla Presenza del Consiglio), Peter Bürgel
(Sindaco della città di Dachau), il Dr. Kay Kufeke (KZ-Gedenkstätte
Dachau), Filippo Scammacca del Murgo e dell’Agnone (Console Generale a
Monaco di Baviera), Generale di Corpo d’Armata Vittorio Barbato
(Commissario Generale per le Onoranze ai Caduti in Guerra), Christoph
Hillenbrand (Regierungspräsident von Oberbayern), Prefetto Luigi Mone
(Polizia di Stato), Bernhard Seidenath e Martin Güll (Bayerischer
Landtag), Ulrich Fritz (Stiftung Bayerische Gedenkstätten), Michael
Reindl (Sindaco di Erdweg), Dr. Max Mannheimer (sopravvissuto ai campi
di sterminio di Theresienstadt, Auschwitz-Birkenau e Dachau).

Dopo la cerimonia di apertura, presso la Cappella Italiana è stata
inaugurata una lapide commemorativa di Giovanni Palatucci, Questore
della città di Fiume che riuscì a salvare circa 5.000 ebrei dalla
deportazione è morì poi nel Campo di Concentramento di Dachau il 10
febbraio 1945, a soli 36 anni. In serata una mostra dedicata a Giovanni
Palatucci è stata inaugurata presso la Kultur-Schranne di Dachau
(Pfarrstr. 13), dove resterà fino al 4 settembre.

Alla cerimonia di riapertura della Cappella Italiana hanno preso la
parola il Sen. Carlo Giovanardi, il sindaco Peter Bürgel, il Dr. Kay
Kufeke, il Generale Vittorio Barbato ed il presidente del Comites di
Monaco di Baviera Claudio Cumani, del cui discorso trasmettiamo il testo.

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Gentile Sottosegretario Giovanardi,
Gentile Oberbürgermeister Bürgel,
Gentile Gen. Barbato,
Gentile Ministro Scammacca,
Gentile Dr. Kufeke,
Gentile Dr. Mannheimer,
Gentili signore e signori,

La cappella che oggi riapriamo è strettamente legata ad un uomo, il
Generale di Corpo d’Armata Gaetano Cantaluppi. Militare nella guerra di
Libia e nel primo conflitto mondiale, direttore dell’Accademia Militare
di Modena nel 1941-42, combatte nella Seconda guerra mondiale in Africa
settentrionale con la divisione Ariete, meritando la Croce di Ferro
tedesca di I e II classe e la promozione a Generale di Divisione per il
comportamento tenuto nella battaglia di ed Alamein e nella successiva
ritirata. Dopo l'8 settembre 1943 entra a far parte del Comitato di
Liberazione Nazionale di Verona. Arrestato dalle SS nel novembre 1944,
viene deportato col figlio Gianantonio prima nel campo di Bolzano e poi
in quello di Flossenbürg, in Baviera, sopravvivendo ai feroci
maltrattamenti.

Ritornato in Italia alla fine della guerra, dirige l’"Associazione
Veneta Volontari della Libertà di Verona", attraverso la quale promuove
l’idea di erigere una cappella in onore di tutti i caduti italiani nei
campi di concentramento.

Il luogo prescelto è la collina del Leitenberg, nei pressi di Dachau.
Questo luogo era stato utilizzato sul finire della guerra dal Comando
del Campo di concentramento per liberarsi dei corpi dei prigionieri
deceduti che non potevano essere cremati nei forni per mancanza di
legna. A questi si erano aggiunte nei mesi e negli anni successivi le
salme di altri detenuti, sia del Campo di Dachau che di altri campi di
concentramento in Baviera, la grandissima parte sconosciuti.

La costruzione della Cappella raccoglie numerosi sostenitori: contributi
arrivano dal Governo italiano e da quello tedesco ed il Governo bavarese
concede il terreno per la costruzione. Ben tre Papi intervengono per
aiutare il progetto: Papa Pio XII dona un prezioso calice in oro, Papa
Giovanni XXIII dei paramenti sacri, il Cardinale di Milano Giovanni
Battista Montini (futuro Papa Paolo VI) il marmo di Condoglia – lo
stesso del duomo di Milano – per l’altare. Fondi per la cappella
arrivano anche da scuole, università, enti, privati.

L’ing. Enea Ronca - esperto nell'architettura ecclesiale - "offre il suo
ingegno e la sua perizia tecnica" per la stesura del progetto. Lo
scultore Arrigo Minerbi - sua una delle porte del Duomo di Milano -
fonde nel bronzo la statua della Madonna della Pace che sovrasta
l’altare. Lo scultore Vittorio Di Colbertaldo - autore di grandi opere
esposte in tutto il mondo, ma con lo studio a Fondi (LT), città
gemellata dal 1998 con Dachau - crea la Via Crucis antistante la Cappella.

Nel mondo tedesco, il progetto della Cappella trova importanti sostegni,
ma anche forti ostilità.

Non potendo contestare l’idea di una cappella in memoria dei caduti, se
ne contesta il luogo, lo stile architettonico, la visibilità. Con temi
che riappaiono oggi nelle contestazioni alla costruzione di moschee.
Scrive ad esempio un giornale locale: "Cosa direbbero gli italiani se ad
esempio sulla via Appia oppure su uno dei sette colli di Roma venisse
eretta una torre in stile bavarese con il tipico tetto a cipolla?".

La Cappella "Regina Pacis" viene inaugurata mercoledì 31 luglio 1963,
alla presenza del Presidente della Repubblica italiana, Antonio Segni,
del Presidente della Repubblica Federale tedesca, Heinrich Lübke e del
Primo Ministro bavarese, Alfons Goppel.

Sul colle del Leitenberg il secondo canale della televisione tedesca ha
preparato una imponente tribuna e le sue numerose telecamere
ritrasmettono in diretta gli avvenimenti alla RAI, mentre per la carta
stampata 25 giornalisti delle maggiori testate sono giunti dall’Italia
con uno speciale volo dell’aeronautica militare italiana.

Oltre ai presidenti Segni, Lübke e Goppel ed al Ministro degli Esteri
italiano Piccioni, sul palco prendono posto il Cardinale di Bologna
Giacomo Lercaro, il Nunzio apostolico a Bonn Arcivescovo Corrado Bafile,
il vescovo ausiliario di Monaco di Baviera Johannes Neuhäusler,
l’ambasciatore italiano nella Repubblica Federale tedesca Gastone
Guidotti, il Presidente del Comitato per l’erezione della Cappella
generale Gaetano Cantaluppi, il Ministro dell’Agricoltura bavarese Alois
Hundhammer, il presidente del Senato bavarese Josef Singer e numerosi
esponenti del mondo politico, sociale e religioso locale.

Da Roma è giunta la Banda dei Carabinieri al completo (102 orchestrali),
diretta dal mestro Domenico Fantini. Gli aderenti alle organizzazioni
degli ex-partigiani ed ex-deportati presenti sono oltre 500. Numerose le
delegazioni di Comuni e Province italiane e di associazioni d’arma. Una
delegazione della Polizia di Como è persino giunta con le auto d’ordinanza.

La cerimonia inizia con una deposizione di corone all’esterno della
Cappella da parte dei Presidenti Segni, Lübke e Goppel. Dopo un minuto
di silenzio, il Cardinal Lercaro benedice cappella e cripta sottostante,
per poi leggere un telegramma del Segretario di Stato vaticano,
Cardinale Gaetano Cicognani, in nome del Papa. Per i combattenti della
Resistenza prende la parola il generale Gaetano Cantaluppi.

Il presidente Segni tiene il suo discorso di fronte alla lampada votiva
da lui stesso donata, una colonna con capitello corinzio. Segni rende
omaggio a tutti i combattenti della Resistenza, anche a quelli tedeschi,
morti per difendere la libertà e la dignità umana, "fratelli in uno
sfortunato destino comune". Sono loro i veri vincitori, poiché nulla di
ciò che ha tentato di opprimerli – ideologie e regimi – è sopravvissuto.
Segni cita il poeta romantico tedesco Novalis, che 150 anni prima aveva
sostenuto che tutti i continenti attendevano con bruciante impazienza la
pacificazione e la rinascita dell’Europa. Questo tempo è giunto ed i
combattenti della Resistenza ne hanno accelerato l’arrivo con il loro
sacrificio. "Dimentichiamo ciò che ci ha diviso e concentriamoci solo su
ciò che ci accomuna, e che ci aiuti la forza del perdono cristiano,
dell’amore reciproco e delle comuni decisioni".

Il presidente Lübke ricorda gli "spaventosi crimini" compiuti su quel
suolo verso uomini innocenti. "Dobbiamo confessare con il cuore colmo di
dolore che tedeschi furono quelli che allora commisero tali delitti". In
quel luogo che ricorda "le sofferenze e la morte di molti figli del
popolo italiano a noi amico" il presidente tedesco assicura "Nel nome
del popolo tedesco assicuro al popolo italiano che conserveremo per
sempre nella nostra memoria tutte le vittime di quella tirannia". Gli
uomini e le donne della Resistenza tedesca ci lasciano una preziosa
eredità, testimoniando ""che anche allora esisteva una Germania diversa,
migliore". Lübke si rivolge alle giovani generazioni esortandole "a
creare una nuova Europa che rimanga fedele alle sue tradizioni. Ora i
tempi sono maturi per completare quest'opera. „Il giorno in cui la nuova
Europa sarà diventata realtà" conclude il Presidente tedesco „gli alti
ideali che univano i partigiani e i combattenti della Resistenza delle
Nazioni europee avranno ottenuto la vittoria definitiva. Noi continuiamo
a lavorare pieni di speranza affinché questo giorno arrivi presto!"

Terminati i discorsi ufficiali, Segni e Lübke si recano nell'adiacente
cimitero e nel Mausoleo, dove depositano corone di fiori ed osservano un
minuto di silenzioso raccoglimento che conclude la cerimonia ufficiale.

Terminate le cerimonie, sulla Cappella italiana e sul Cimitero del
Leitenberg cade il silenzio, rotto raramente da qualche articolo di
giornale o da qualche visita sporadica di associazioni italiane.

E’ quindi con soddisfazione e speranza che salutiamo oggi la riapertura
di questo monumento, al termine di necessari e meritori lavori di
restauro durati oltre tre anni voluti dal Ministero della Difesa –
Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti in Guerra e realizzati
in collaborazione col Consolato Generale di Monaco di Baviera.

Soddisfazione, perché il monumento a tutti i caduti italiani nei Lager -
un monumento che raccoglie opere di significativi artisti italiani del
‘900 - è stato salvato dal degrado e recuperato.

Speranza, perché ci auguriamo che questa giornata segni la riscoperta di
questo nostro "pezzo" di storia e di arte e ne avvi la valorizzazione,
rendendo così onore a coloro cui è dedicato, gli italiani "morti per la
libertà di tutti i popoli".

Grazie.


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