25 aprile

Saluto

-al nuovo console generale, ministro F. Scammacca

-al vicesindaco di Dachau C. Weber

-alla direttrice dell´IIC Dr. G. Gruber

-ai membri del Comites presenti

-alle autoritá civili e militari, a tutti i presenti

 

Non vi nascondo che faccio fatica a trovare le parole per commemorare il  25 aprile in questo luogo. Ciò nondimeno ritengo che non ci sia posto piu significativo di questo per ricordare il giorno della liberazione. Credo che non solo per me, ma per tutti i presenti sia opprimente ed inquietante stare oggi qui, liberi, senza paura, in un posto in cui 66 anni fa regnavano l´odio più spietato, la violenza, la crudeltà più sofisticata. Noi oggi ci troviamo nel campo di Dachau, che fu il primo campo di concentramento costruito dai nazisti  e che  divenne un modello, vanto della propaganda nazifascista  „Modell und Musterlager“ per tutti gli altri campi costruiti in Europa.

 

A Dachau risulta che siano stati deportati 10.362 italiani, di cui ne furono fucilati e bruciati 9.958. In questo campo l´anagrafe  ha registrato (senza contare tutti i campi satellite di Dachau) in dodici anni, dal 22 marzo 1933 al 29 aprile 1945, giorno in cui venne liberato dalla 7.ma divisione delle forze alleate statunitensi, l´eccidio di ca. 45.000 vittime.

Si tratta comunque di cifre approssimative, un calcolo esatto è pressoché impossibile.  Non si dimentichi che dal 1942 non vennero più registrate le morti degli internati ebrei,

dall´ottobre 1943 degli internati polacchi e sovietici e che dal 1941 al 1943 non vennero registrati i soldati sovietici giustiziati.

 

Era in campi di stermino come questo in cui oggi ci troviamo, in campi come  Auschwitz, Flossenbürg, Buchenwald, Treblinka, Sobibor ed innumerevoli altri, che si diede il via ad una vera e propria industria della morte. A pochi metri da qui si trova il blocco 5, nel quale venivano effettuate le più atroci sperimentazioni di massa sugli internati (ritenute e giustificate come contributo alla scienza!!)

 

Oggi, anche se commosso, sono onorato di poter parlare e commemorare assieme a tutti voi qui, in questo posto dell´orrore, che più di ogni altro rappresenta l´ideologia negatrice della civiltà e della dignità dell´uomo, il 25 aprile, la ricorrenza della liberazione dal giogo nazi-fascista del ns. paese.

 

La resistenza e la liberazione, che oggi ricordiamo, hanno rappresentato la voglia, la volontà di riscattare  un´intero paese dall´ideologia nazi-fascista. Riscatto che avvenne con il sacrificio ed il sangue dei partigiani, dei contadini, degli operai, delle ns. madri e delle migliaia di soldati che preferirono (e qui riprendo quanto affermato dal filosofo e storico Maurizio Dal Lago) „trovare la loro libertà nei lager tedeschi piuttosto che“, aderendo alla repubblica di Salò, „ritornare da servi nelle proprie case“. (e permettete che lo dica con un pizzico di orgoglio, di questi soldati fece parte anche mio padre)

 

In questo giorno ci inchiniamo in un gesto di riconoscenza a tutti coloro che con il loro sacrificio hanno permesso a noi di posare i piedi, proprio in questo posto, da cittadini liberi.

„Gli uomini passano, altri verranno e prenderanno il ns. posto“ disse Jean Monnet, uno degli ideatori dell´Europa Unita. E´ per questo che la ns. generazione deve avere il compito di trasmettere ai ns. figli il messaggio e la consapevolezza che ciò che è accaduto potrebbe accadere nuovamente e di non ritenere che libertà, pace e democrazia, i più alti valori di ogni civiltà, vengano oggi  intesi come un traguardo definitivamente raggiunto e consolidato.

 

Noi oggi abbiamo il compito di insegnare loro che, (la storia purtroppo ci insegna che il tempo annebbia la memoria) questi valori devono venire difesi e consolidati da ognuno di noi, nessuno escluso, giorno per giorno, nella famiglia, sul lavoro, nel tempo libero, nello impegno sociale, nel rispetto per il prossimo, nell´aiuto e sostegno dei più deboli.

 

E´ con questa consapevolezza ed augurio che concludo a nome del Comites di Monaco che oggi qui rappresento, ed anche a nome mio, questa riflessione, ringraziando tutti i presenti per ´attenzione prestata.

 

Dr. Mauro Ricci