NATALE  IN  CASA  CUPIELLO   A KEMPTEN

La professionale interpretazione  di  "Natale in Casa Cupiello" –  sicuramente una tra le più belle e significative "commedie umane" dell'indimenticabile Eduardo De Filippo ha letteralmente conquistato il numeroso pubblico di connazionali  e di amici tedeschi, che il 18 e il 19  dicembre scorsi  gremiva  la sala del Klecks di Kempten.

Dopo il meritato successo ottenuto l'anno scorso, i tre atti sono stati riproposti dalla compagnia teatrale "Gli Amici" di Kempten; un gruppo amatoriale sorto da qualche tempo per iniziativa di Sergio Grimaldi, membro della Presidenza del Circolo ACLI e del Consiglio della Missione Cattolica Italiana di Kempten, come diversi altri componenti del cast.

Come nella  loro precedente rappresentazione e come in quella ormai "storica" messa in scena nel lontano dicembre del 1988  dal Gruppo Teatrale delle ACLI di Karlsfeld, notevole l'interpretazione degli attori, a cominciare da quella del regista e protagonista S. Grimaldi, nella parte di Luca (1,3,4,5,6), l'uomo di fiducia, come lui stesso ama definirsi, cieco a tutto ciò che non vuole (?) vedere, forse perché tutto preso dall'annuale preparazione del suo amato presepe. Continuando con quella di G. Polverino, nella parte della moglie Concetta (3,6), che cerca di governare al meglio il menage: cominciando con lo sfaticato figlio  Tommasino (5,6) (M. Mastrostefano), a cui non piace o presepe, ma 'e cingue lire 'ro zie Pasqualine (6) (E. Sciulli) e di altre "vittime" . E continuando con la "vivace" Ninuccia  (2,4,6) (S. Grenci), sempre appiccecata  con il marito, il fabbricante di bottoni Nicolino  (1,5,6) (D. Emanuele), che lei vuole lasciare per scappare con  l'amante  Vittorio (1,4,5) (G. Trovato). E continuando ancora con gli altri personaggi: la coppia di vicini Olga e Luigi  (6) (R. Mastrostefano e E. Grenci), donna Carmela (3,6)  (A. Patierno),   'u dottore (5,6) (D. Di Stefano)... 

Coinvolgenti le ultime battute in cui Tommasino dichiara al padre ormai in fin di vita: "Sì, o presepe me piace, me piace!" E soprattutto le parole del morente (4) che esorta Ninuccia e Vittorio (che lui crede, nel suo vaneggiamento, il marito della figlia, Nicolino) a riconciliarsi.

All'altezza della situazione  i costumi, la scenografia, gli effetti luce e tono e il trucco, rispettivamente curati  da M. Matera, O. Sciulli e M. Vey (5,6).

 

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       (Fernando A.  Grasso)